22 Maggio 2024

L’intervento del Presidente Nazionale Federico Filippo Oriana al convegno sulla rigenerazione urbana “Rigenerare per crescere”

Presso BI.CI., società di progettazione e arredamento di interni della provincia di Bergamo, il Circolo delle Imprese, associazione imprenditoriale lombarda presieduta da Alessandro Fiorentino, ha tenuto il 14 maggio il convegno sulla rigenerazione urbana “Rigenerare per crescere”. Di fronte ad una affollatissima platea di industriali, costruttori, managers e professionisti, dopo l’introduzione di Gabriele Barucco -esperto di relazioni internazionali e relatore della legge lombarda 18/2019 sulla rigenerazione urbana - sono stati presentati esempi virtuosi di recuperi su vasta scala già completati o in corso di realizzazione. Progetti privati -come le esperienze di grandi dimensioni di Porta Nuova e del Villaggio Olimpico di Porta Romana illustrate da Alida Catella CEO di Coima Image (storica Associata ASPESI) e del recupero dell’area Necchi di Pavia illustrato da Paolo Signoretti CEO di Supernova- e progetti pubblici come il nuovo ospedale di Cremona, il cui progetto vincitore del concorso internazionale -redatto da Mario Cucinella Architects  (Assoociato ASPESI)- è stato illustrato da Maurizio Bracchi responsabile generale della nuova realizzazione.
Il Presidente nazionale di ASPESI Unione Immobiliare, Federico Filippo Oriana, ha concluso l’evento ricapitolando obiettivi e problematiche della rigenerazione urbana “il tema -ha esordito- sul quale da qualche anno l’Associazione è maggiormente impegnata perché focalizzato sulla risorsa più preziosa e strategica di cui l’Italia dispone: il suo territorio”. “Un Paese -ha proseguito Oriana- quasi privo di risorse energetiche e fuori dai circuiti dominanti a livello planetario nell’hi-tech, ma unico al mondo per ricchezza storico-culturale-artistica e turistico-paesaggistica-enogastronomica”. La rigenerazione urbana può diventare in Italia il driver unico e potentissimo di uno sviluppo quantitativo e qualitativo in una chiave win-win per i suoi effetti tutti positivi: qualità della vita (e dell’abitare in particolare), impatto su produzione e lavoro (immediato per le realizzazioni edilizie e di lungo termine per la maggiore attrattività di una città che determina), ecologia (minori emissioni di Co2 ed efficientamento energetico), sicurezza urbana, mitigazione della necessità abitativa, in sintesi un futuro migliore da ogni punto di vista per le nuove generazioni. “La possibilità di realizzare la rigenerazione urbana su vasta scala, o almeno in una dimensione adeguata -ha proseguito Oriana- è però strettamente condizionata sia dall’esistenza di fattori economico-finanziari che normativi. Finanziari, perché occorrono risorse aggiuntive per gli extra-costi di demolizioni e bonifiche e per andare incontro a quelle comunità che ne fossero temporaneamente penalizzate, e normativi perché è inconcepibile poter gestire investimenti internazionali di vasta portata con le procedure burocratiche ordinarie e con uffici comunali insufficientemente strutturati. E non va confuso il fine -la rigenerazione- con l’edilizia che ne è solo il mezzo, pur essenziale: noi immobiliaristi -grandi, medi e piccoli- non vogliamo costruire di più, ma meglio. Per questo non pensiamo che si debba incentivare l’industria delle costruzioni che è un’industria privata come tutte e non necessita di incentivi o bonus, ma le specifiche operazioni con una valenza socio-ambientale e quindi di interesse pubblico come le bonifiche ovvero gli interventi di sostituzione edilizia nelle zone periferiche in cui l’intervento immobiliare non trova un riscontro di mercato con i costi realizzativi esplosi negli ultimi due anni e mezzo”.
“Vengo da una città -ha concluso Oriana- dove in questo momento è in discussione se si possa passare con il verde. Penso che se le condizioni delle finanze comunali non consentono di abbassare i balzelli comunali più alti d’Italia, si dovrebbe per lo meno dare certezze agli operatori seri che realizzano interventi multimilionari attirando capitali per più del 50% internazionali e che non possono essere messi in ginocchio da ogni punto di vista da nuove interpretazioni di norme di legge nazionali e regionali varate dal legislatore proprio per snellire gli iter autorizzativi e applicate univocamente in tal senso da decenni”.
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