18 Luglio 2022

“Rigenerazione urbana: da opportunità a realtà, modelli e casi di applicazione della l.r. 18/2019”, Fontana e Foroni: con ‘Piano Lombardia’ importante incremento del Pil. 

L’intervento del Presidente Nazionale Federico Filippo Oriana

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La rigenerazione urbana in Lombardia, da opportunità a realtà. È il tema del convegno che si è svolto all’auditorium Testori di Palazzo Lombardia alla presenza del presidente della Regione Attilio Fontana. Con lui l’assessore regionale al Territorio Pietro Foroni, e il presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi. Organizzato in collaborazione con il Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano è stato presieduto dall’ingegner Gianni Verga. L’obiettivo, fare il punto  sull’attuazione della ‘Legge regionale 18/2019‘ che disciplina la materia.
 Piano Lombardia
Nel suo intervento, il governatore Fontana,  ha sottolineando l’importanza e la centralità della rigenerazione urbana nell’azione della sua Giunta.  Inoltre voluto ribadire la rilevanza del ‘Piano Lombardia‘.  L’impatto economico generato dagli investimenti autorizzati nel Piano Lombardia è infatti stimata in un range tra 0,6% e 0,8% del Pil. Ha inoltre un effetto potenziale anche  sull’aumento dell’occupazione. Prevista infatti una crescita tra le 32.400 e 35.700 unità nella fase di realizzazione delle infrastrutture e opere.
 Lombardia, rigenerazione urbana
Quello della rigenerazione urbana – ha detto il presidente Fontana – è un tema assolutamente strategico per Regione Lombardia. Ha infatti avuto una spinta importante con l’approvazione della ‘Legge regionale 18/2019’ e rappresenta uno dei cardini strutturali dell’azione regionale. Il provvedimento ha inoltre rappresentato la chiusura del cerchio dell’azione regionale nel vasto tema della pianificazione territoriale e del governo del territorio. A tutti i livelli”.
 Costruzioni e interventi edilizi
Il settore che beneficia maggiormente degli interventi del Piano Lombardia – ha continuato – è quello delle costruzioni che vede aumentare valore aggiunto e occupazione del 4,2%. Settore, come è facile intuire, strettamente legato agli interventi di rigenerazione urbana nei grandi ambiti dismessi, ma anche nella rigenerazione diffusa. É composta infatti da interventi di media e piccola entità che sono comunque fondamentali a mantenere un tessuto edilizio sano, di qualità. E, ultimo ma non ultimo, aspetto di assoluta attualità, meno energivoro”.
 I bandi
I bandi ‘Rigenerazione urbana’ (209 milioni stanziati) e ‘Borghi storici'(67,3 milioni) risultato di uno straordinario sforzo finanziario di Regione Lombardia. Hanno riscontrato infatti – ha sottolineato l’assessore Foroni – un notevole interesse da parte dei Comuni tant’è che hanno partecipato con un elevato numero di progetti. La strada dunque è ancora lunga, ma è tracciata con idee e obiettivi chiari e soprattutto nati dal confronto con le istituzioni, il territorio e il tessuto economico”.
 

Valorizzazione turistico-culturale

Nell’ambito del programma del ‘Piano Lombardia’ – ha rimarcato Foroni – Regione Lombardia, nel triennio 2021-2023, ha stanziato risorse importantissime ai Comuni per realizzare interventi pubblici finalizzati a promuovere azioni di rigenerazione urbana e di valorizzazione turistico-culturale dei borghi storici. Tra gli obiettivi della legge, la riduzione del consumo di suolo, il miglioramento ambientale e paesaggistico nonché la ripresa economica del territorio”.
 Partecipanti
Al convegno sono interventi oltre al Presidente Federico Filippo Oriana, Mauro Guerra presidente di Anci Lombardia, Tiziano Pavoni presidente di Ance Lombardia, Silvia Rovere, presidente di Assoimmobiliare, Carlo Piccinato segretario generale di Confartigianato Lombardia  e Giovanna Mavellia, segretario generale di Confcommercio Lombardia. Intervenuti, infine, Mauro Sangalli segretario generale di Casartigiani Lombardia e Igor De Biasio, amministratore delegato di Arexpo.
 

Progetti realizzati

Nel convegno sono stati presentati alcuni progetti particolarmente significativi. Tra questi l’area Necchi a Pavia, la torre Zucchetti a Lodi, il recupero di un edificio storico a Lecco e la rigenerazione di un complesso immobiliare a Milano.
 Qui di seguito il testo dell’intervento del Presidente Oriana
 Cosa si intende per RIGENERAZIONE URBANA? L’operazione imprenditoriale su vasta scala di recupero e trasformazione di aree ed edifici dismessi per ambiti territoriali ampi. Intervenendo con sostituzione edilzia su territorio già compromesso riduce il consumo di suolo, visto che senza rigenerazione le esigenze socio-economiche che richiedono la disponibilità di nuovi edifici verrebbero soddisfatte utilizzando nuovo territorio. Questo tipo di intervento è particolarmente importante in città -come Torino, Milano e Genova- o regioni come la Lombardia di forte e risalente industrializzazione e dove, quindi, oggi è più grande la presenza di aree abbandonate.
Il modello tradizionale di urbanizzazione con lo sprawl e la creazione di periferie è in crisi e la rigenerazione urbana è la sola possibile risposta alla crisi e non possono essere i piani regolatori o i PGT a determinare rigenerazione urbana, come dimostra il caso di Barcellona che si è rigenerata mettendo “in frigorifero” il suo PRG. La risposta sono i progetti speciali di trasformazione urbana, come è stato fatto a Milano prima con Porta Nuova, poi con Citylife e le altre 11 grandi operazioni di recupero realizzate nel primo ventennio di questo secolo.
 Che benefici comporta la rigenerazione urbana, oltre alla diminuzione del consumo di suolo?
  • QUALITA’ DELLA VITA (E DELL’ABITARE IN PARTICOLARE)
  • PRODUZIONE, SVILUPPO E LAVORO (IMMEDIATO PER REALIZZARLA E FUTURO PER LA MAGGIORE ATTRATTIVITA’ DI INVESTIMENTI NELLA CITTA’ RIGENERATA)
  • ECOLOGIA (DELL’ARIA, DELL’ACQUA, DELLA VITA)
  • CONTENITORI PIU’ NUMEROSI E MIGLIORI PER LE NUOVE ATTIVITA’ PRODUTTIVE
  • SICUREZZA URBANA
  • PRESTIGIO DELL’ITALIA, IL PAESE DELLE MILLE CITTA’ E DEI MAGGIORI VALORI STORICO-CULTURALI E TURISTICO-ENOGASTRONOMICI NEL MONDO
  • FUTURO MIGLIORE PER LE NUOVE GENERAZIONI
 In sintesi, quindi, è difficile concepire un investimento o un intervento più win-win della rigenerazione urbana: non danneggia nessun valore o diritto e ottiene invece benefici socio-economico-civili-ambientali di grande rilievo. Non solo immediati o fini a se stessi, ma strategici e durevoli nel tempo.  
Ma a quali condizioni si può realizzare effettivamente un ampio processo su scala nazionale di rigenerazione urbana di iniziativa privata o mista? Le dividerei in due tipi: economico-finanziarie e normative. Essa infatti:
 RICHIEDE RISORSE AGGIUNTIVE PERCHE’: a) OCCORRONO BONIFICHE E DEMOLIZIONI (CON I RELATIVI EXTRA-COSTI) PER REALIZZARLA e b) OCCORRE ANDARE CONCRETAMENTE INCONTRO A QUELLE COMUNITA’ CHE NE FOSSERO (TEMPORANEAMENTE) PENALIZZATE.
 RICHIEDE SEMPLIFICAZIONI BUROCRATICHE, UFFICI SPECIALI E ACCELERAZIONI NORMATIVE PERCHE’ E’ INCONCEPIBILE AFFRONTARE IL PERCORSO DI UN RECUPERO URBANO SU VASTA SCALA CON LE PROCEDURE AUTORIZZATIVE NORMALI. PER LA SICUREZZA DI INVESTIMENTI ENORMI (IN GENERE INTERNAZIONALI) E PER LA COMPLESSITA’ DEI PROBLEMI TECNICO-PROGETTUALI COINVOLTI CHE GLI UFFICI COMUNALI ORDINARI NON SONO IN GRADO DI AFFRONTARE.
 
Così correttamente inquadrato il problema, bisogna riconoscere che in Italia siamo ancora ben lontani, non dico dal risolverlo, ma anche solo dall’affrontarlo seriamente. Quali sono i limiti della situazione al riguardo?

1. Intanto si confonde la rigenerazione urbana pubblica (creazione di nuovi edifici pubblici) -che va benissimo, ma è realizzata con denaro pubblico ed è da sola insufficiente ovunque nel mondo- e la rigenerazione privata che ha bisogno di profittabilità essendo realizzata in regime di mercato. Così come si confonde la rigenerazione urbana -che è il fine- con l’edilizia -che ne è solo lo strumento-. Nessuna misura pubblica deve incentivare l’edilizia privata -che è un’industria come le altre- ma il pubblico deve, invece, incentivare la rigenerazione urbana perché diversamente non si realizza ed esiste invece un interesse pubblico e sociale a farla.
 2. Due livelli che contano della decisione pubblica -quello statale delle grandi risorse e dei principi urbanistici uniformi su tutto il territorio nazionale e quello comunale che ha il potere costituzionale della destinazione del territorio e il rapporto diretto con le comunità coinvolte nella rigenerazione urbana- non si sono posti correttamente e seriamente l’obiettivo di incentivarla realmente. Meglio hanno fatto regioni come la Lombardia – che ha varato una legge specifica, ben pensata e articolata, la 18/19-, ma per essere poi immediatamente sabotata dal livello sopra (dello Stato) e da quello sotto (il Comune di Milano). I comuni dovrebbero favorire la rigenerazione urbana con strutture abilitative ad hoc (uffici speciali), semplificazioni e accelerazioni straordinarie per l’approvazione dei progetti di recupero urbano su ampia scala e sconti mirati sugli oneri comunali, lo Stato dovrebbe varare una legge di sostegno che stanzi risorse da attribuire ai comuni per poter agevolare i progetti di rigenerazione urbana nei modi ora indicati. Nulla di tutto questo, però, è in corso: i comuni -e le relative strutture burocratiche in particolare- difendono il loro potere e rassicurante (per loro) tran tran, il disegno di legge nazionale sulla rigenerazione urbana ora in discussione al Senato -pur migliorato dall’intervento del Ministero rispetto ai precedenti ddl di matrice parlamentare da compromesso storico- prevede comunque un farraginoso meccanismo di commissioni e piani a cascata dal livello nazionale a quello locale transitando per quello regionale: meccanismo lento ad applicarsi e assolutamente inidoneo nelle sue previsioni normative a favorire realmente l’immediato avvio di processi di rigenerazione urbana privata, anche fuori dalle grandi metropoli.
 Per cui è ben chiaro a tutti noi responsabili che un processo esteso di rigenerazione urbana imprenditoriale in Italia non parte. E l’unico caso in cui si può realizzare è in città come Milano dove i prezzi di vendita sono in genere così elevati da consentire sia di affrontare gli extra-tempi, sia gli extra-costi del recupero immobiliare. E questo non è un bene per un paese dove ogni metro quadro di territorio ha un grande valore e il suo abbandono è una perdita secca per la collettivit”.