27 Marzo 2023

Cities Forum 2023: Torino punta sulla rigenerazione urbana

È l’Europa che ha voglia di fare, collaborare, innovare e perfino osare quella che si è riunita alle Officine grandi riparazioni di Torino per il Cities Forum 2023 del 16 e 17 marzo, il più importante evento dedicato alle politiche urbane organizzato dalla Commissione europea. L’Europa delle città grandi e piccole, l’Europa degli amministratori locali, delle reti associative, dei talenti, dei giovani. A inaugurare la quinta edizione del Forum la presentazione del progetto di riqualificazione urbana denominato New European Bauhaus, “l’anima del Green Deal, un’esplosione di creatività in tutta l’Ue”, come l’ha definito la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Due giorni di worskshop, panel e dibattiti a cui hanno preso parte sindaci e rappresentanti delle istituzioni provenienti da ogni angolo d’Europa. Il Forum è stata l’occasione per riflettere insieme sulle strategie di intervento a livello locale a supporto di uno sviluppo sostenibile delle città, da coniugare di volta in volta alle sfide e alle opportunità del Green Deal in un’ottica collaborativa e partecipata.
Nel pomeriggio di giovedì 16 marzo l’auditorium della Sala Fucine di Ogr ha ospitato la presentazione dell’European urban initiative (Eui). In un tempo in cui i processi di rapida urbanizzazione richiedono alle città di trasformarsi facendo leva sul proprio potenziale creativo e innovativo, il Direttore Tim Caulfield ha sottolineato come il progetto abbia per obiettivo “il rafforzamento degli approcci integrati e partecipativi per uno sviluppo urbano sostenibile, correlato alle politiche di coesione dell’Ue che offrono supporto a città grandi e piccole in sinergia col programma Urbact”. Proprio il Direttore di UrbactTeofil Gherca, ha sottolineato “l’importanza della cooperazione tra enti locali e istituzioni per incrementare la capacità di avviare progetti di ampio respiro grazie al supporto di stakeholders sempre più ambiziosi”.
Agli incontri è intervenuta a più riprese anche Elisa Ferreira, Vicepresidente della Commissione europea con delega alle politiche regionali, che ha poi voluto incontrare i tanti giornalisti giunti a Torino da tutta Europa per seguire i lavori del Cites Forum. Tra i temi toccati, Ferreira ha sottolineato l’importanza del New European Bauhaus per innescare lo sviluppo non soltanto delle grandi città ma anche delle municipalità di medie e piccole dimensioni: “è una questione culturale, bisogna cambiare approccio e parlare non più di soldi ma di come usarli sfruttando la potenzialità del networking a livello locale”.
Piccole realtà ma anche uno sguardo rivolto al mondo circostante: i fondi e il know how del circuito del New European Bauhaus, infatti, verranno coinvolti nella rigenerazione urbana dell’Ucraina fornendo un supporto di natura tecnica nell’ambito di “Phoenix”, un ampio progetto che combina i fondi comunitari Horizon Europe e Life Programme, dedicati a neutralità climatica e smart cities. Incalzata poi sulla questione dei fondi di coesione europei destinati al nostro Paese, la Commissaria ha evidenziato la stretta collaborazione col Ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, nell’ottica di un’efficace gestione del denaro “soprattutto nel Sud Italia, attraverso un dialogo costante e costruttivo con gli enti locali”.
Tra gli aspetti che più colpiscono di questa quinta edizione del Cities Forum, l’altissimo numero di giovani e giovanissimi che hanno preso parte agli incontri e alle attività preparatorie, a Torino così come nel resto d’Europa. Riflettendo su cosa sia possibile fare nel concreto per incentrare le trasformazioni urbane sui bisogni delle ragazze e dei ragazzi del Vecchio Continente, Elisa Ferreira parte da una considerazione sul drastico incremento dell’età media in Europa: “senza interventi repentini, entro il 2050 si stima una perdita di circa 35 milioni di persone”. Secondo la Commissaria, è necessario mettere in campo politiche e azioni mirate affinché i giovani si spostino “perché lo desiderano e non perché costretti dalla carenza di opportunità e difficoltà economiche”. In tal senso, lo sviluppo delle città di piccole e medie dimensioni assume un’importanza determinante per bilanciare e contrastare il senso di claustrofobia che attanaglia le grandi città. La vita urbana delle metropoli europee, infatti, ha finito per diventare opprimente e quasi insostenibile soprattutto per le fasce più giovani della popolazione a causa dei costi elevati, solo in parte mitigati dalla scelta di spostarsi in periferia, dove il tenore di vita e il tempo necessario a raggiungere i centri nevralgici della vita quotidiana costituiscono difficoltà pratiche di non poco rilievo. “Incentivare politiche che rendano più agevole per i giovani stabilirsi in città al termine degli studi universitari è essenziale per evitare che interi comprensori siano abitati solo da persone anziane”: ad un’elevata età media della popolazione corrispondono, infatti, bisogni precisi spesso non in linea con gli obiettivi di sviluppo pensati per i più giovani, come ad esempio la connessione alla rete internet.
“Tutto questo richiede uno sforzo, è necessario farlo ma allo stesso tempo bisogna creare alternative per i giovani, far sì che l’intero sistema sia strutturato per le loro necessità”. Negli anni della pandemia, ha ricordato Ferreira, dovunque in Europa e nel mondo si è assistito allo sviluppo per certi versi perfino casuale di agglomerati urbani lontani dai centri abitati, divenuti ambitissimi tanto dai cittadini impegnati con lo smartworking quanto da multinazionali alla ricerca di nuove sedi per i loro uffici e stabilimenti: a far impennare l’inedito appeal di queste realtà, eguali possibilità di svolgere le più svariate attività lavorative a fronte di condizioni di vita più agevoli. A rendere possibile questi spostamenti “positivi, perché consentono di diffondere talenti in diverse aree” (cioè senza concentrarli solo nei grandi centri), è stata innanzitutto la disponibilità di servizi e infrastrutture essenziali, secondo Ferreira frutto di una visione ed una progettualità che ora bisogna richiamare e implementare.
Porre un freno alla concentrazione di persone, progetti e fondi all’interno delle metropoli con il conseguente sviluppo dei piccoli e medi centri periferici. L’obiettivo di Elisa Ferreira è “ridurre la pressione delle grandi città, che non riescono più a gestire il peso dell’inquinamento, delle sacche di povertà e del traffico”. Il modo per raggiungerlo è promuovere uno sviluppo più bilanciato attraverso un’agenda europea oculata e mirata, “senza replicare quanto fatto finora ma sfruttando quest’occasione per realizzare qualcosa di inedito e più innovativo, orientato al futuro e in grado di generare migliori opportunità di vita e di lavoro per i più giovani. Questa è la mia visione di futuro”, conclude la Vicepresidente della Commissione europea.