19 Marzo 2025
Nonostante la pioggia battente, il “Comitato Famiglie sospese, vite in attesa” -che raduna gli acquirenti vittime della vicenda politico-giudiziaria che sta travagliano il settore immobiliare-costruzioni di Milano da Natale 2023- sabato ha portato in piazza della Scala davanti al palazzo del Comune oltre 100 persone. Per un presidio pieno di patos, ma assolutamente composto e indirizzato su obiettivi precisi e concreti. Come la sistemazione normativa della situazione surreale di acquirenti e promissari acquirenti che o non possono entrare nella loro nuova casa (perché bloccata prima di essere finita) o vi sono entrati ma non dormono di notte perché potrebbe essere dichiarata abusiva.
Situazione paradossale e senza precedenti perché si scontra con principi costituzionali come il diritto alla casa e il diritto di proprietà privata e anche con tutta la normativa italiana (ed europea) per la tutela degli acquirenti di case in costruzione, per la quale dovrebbe essere impossibile a termini di legge che un acquirente corretto, che ha pagato tutto quello che doveva pagare, possa trovarsi fuori da casa sua o dentro con la spada di Damocle dell’abusivismo edilizio. Quando non può nemmeno rimproverare a se stesso di essere stato superficiale perché l’immobile oggetto dei suoi sogni è stato realizzato -o progettato- con tutti i prescritti permessi comunali, rilasciati sulla base di ben quattro leggi nazionali e di una conforme legge regionale urbanistica lombarda che ha dato attuazione alla legislazione nazionale sulla demolizione e ricostruzione man mano che questa evolveva. In una situazione quale l’attuale in cui la dottrina giuridico-amministrativistica (confortata da pronunce del Tar Lombardia e del Consiglio di Stato) la vede in un modo (favorevole alle nuove realizzazioni residenziali) e la Procura della Repubblica di Milano e alcuni GIP la vedono in un altro (opposto), come avrebbe potuto una persona normale paventare, o anche solo immaginare, la possibilità di un abuso edilizio?
E’ un dramma umano e sociale molto grave ed esteso, se solo si pensa che gli alloggi delle realizzazioni che si sa ufficialmente essere contestate dall’AG sono ben 1.625, ma nella realtà sono molti di più -tra i 7.000 e gli 8.000 appartamenti- se si considerano gli altri casi che presentano le medesime condizioni e per questo sono sotto osservazione. Parliamo di altrettante famiglie, o senza casa, o in una casa che scotta e, comunque, sin da ora tecnicamente invendibile. Dramma sociale che si aggiunge al dramma economico-imprenditoriale per società a rischio fallimento, imprese di costruzione senza lavoro, industrie della filiera -in particolare lombarde e del nord-est- che producono per l’edificio anche, decine di migliaia di posti di lavoro a rischio.
Poiché, quindi, tra il nostro mondo immobiliare-costruzioni e quello dei nostri clienti l’emergenza è comune, la causa della stessa anche e la soluzione (una nuova legge) pure, l’ASPESI -in quanto associazione delle società immobiliari- ha espresso -nella persona del Presidente Federico Filippo Oriana- la sua solidarietà al Comitato delle famiglie coinvolte e la disponibilità -nel rispetto dei ruoli diversi- a sviluppare in modo convergente le rispettive azioni per il conseguimento dell’obiettivo che è sostanzialmente unico, una legge nazionale che ristabilisca la verità in termini chiari, salvando così nel contempo passato e futuro.
“Sono rimasto colpito e ammirato dalla manifestazione delle famiglie e giovani oggi in piazza. Una richiesta di aiuto dignitosa e preoccupata, di fronte a una situazione che colpisce in primis loro, ma anche tutto un settore professionale ed economico”, ha dichiarato il Presidente. “In quanto promotori e costruttori abbiamo un legame forte con i nostri clienti. Sentiamo dunque il dovere di stare loro vicini ed esprimere la nostra solidarietà. Auspichiamo che le istituzioni comprendano la condizione di sofferenza in cui si trovano queste famiglie per arrivare al più presto a una legge che intervenga su questo stallo. Il diritto costituzionale alla casa vale più di ogni altra cosa”.
Qui di seguito, il comunicato stampa diffuso dal Comitato Famiglie sospese.
“La politica ci ascolti. Serve una legge ‘Salva Famiglie’ subito”
Sono state decine le famiglie e i cittadini milanesi presenti questa mattina in Piazza della Scala, davanti al Comune di Milano, per partecipare al presidio lanciato dal Comitato ‘Famiglie Sospese, Vite in Attesa’
I promotori: “Rappresentiamo una comunità composta da più di 1600 famiglie che si è vista privata del proprio diritto a un futuro costruito con lavoro e sacrifici. Chiediamo alle istituzioni la soluzione urgente dei blocchi ai cantieri”
Tre scatole dove sono gettate e sigillate le chiavi di casa di decine e, indirettamente, di migliaia di famiglie milanesi che attendono senza risposte gli esiti delle inchieste giudiziarie che hanno bloccato la realizzazione di abitazioni acquistate con investimenti e sacrifici: è il gesto simbolico con cui il Comitato ‘Famiglie Sospese, Vite in Attesa’ ha lanciato sabato mattina, in Piazza della Scala a Milano e di fronte alla sede dell’Amministrazione Cittadina, l’allarme di una situazione non più sopportabile e non più rimandabile.
Secondo le stime del Comitato, sono almeno 1600 i casi a Milano di appartamenti e case sospese in seguito ai sequestri dei cantieri edilizi, dovuti alle indagini sull’urbanistica cittadina in corso negli ultimi mesi: un disagio vastissimo e fino ad oggi amaramente silente, che la politica non conosce e non sta considerando. “1600 FAMIGLIE SENZA CASA, CANTIERI FERMI: SERVE UNA LEGGE ‘SALVA FAMIGLIE’ SUBITO!" è lo slogan che i partecipanti al presidio sorreggono con uno striscione davanti a Palazzo Marino. Sono decine gli aderenti all’iniziativa, le famiglie e i cittadini milanesi che questa mattina si sono dati appuntamento alle 11:30 per raccontare le proprie storie e, soprattutto, per chiedere alla politica e alle istituzioni della Città e del Paese una presa in carico tempestiva di quella legge “Salva Milano”, oggi ferma, che sbloccherebbe l’impasse amministrativo dando finalmente una nuova e improrogabile prospettiva ai loro investimenti e al loro diritto alla casa di proprietà.
“Abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora. Il numero di famiglie coinvolte in questo dramma cresce di giorno in giorno. Non si può più parlare solo dei 1600 nuclei familiari i cui appartamenti, completati o in fase di realizzazione, sono stati posti sotto sequestro o sotto indagine e sono quindi a rischio di essere dichiarati abusivi. Dobbiamo considerare anche tutti quegli appartamenti acquistati su carta, ma mai costruiti. Molti di questi rientrano in progetti di edilizia convenzionata. È una crisi che colpisce tutto il ceto medio e che ha assunto dimensioni drammatiche”, dichiara Filippo Borsellino, tra i promotori del Comitato ‘Famiglie Sospese, Vite in Attesa’. “Le istituzioni hanno fatto finta di non vedere o hanno deliberatamente ignorato il problema. In entrambi i casi, un comportamento inaccettabile. Pretendiamo responsabilità e l'apertura di un tavolo di confronto con tutte le parti coinvolte per trovare una soluzione a una situazione che si trascina da troppo tempo. È tempo di agire: molte famiglie non possono più aspettare”.
“Chiediamo alle Istituzioni di cambiare narrativa e passo sullo stallo dell’edilizia milanese”, aggiunge Cristian Coccia, un altro dei rappresentanti dell’iniziativa. “Le famiglie sono la vera parte lesa, sono madri, padri, giovani coppie che vedono i propri progetti di vita bloccati senza alcuna colpa, se non quella di avere acquistato una casa per realizzare il proprio progetto di vita. Le famiglie non possono più aspettare, chiedono alla Politica di trovare soluzioni concrete, e trovarle in tempi rapidi. Abbiamo aspettato troppo tempo!”.
A margine del presidio, i membri del Comitato hanno consegnato alla Città e a tutti i media partecipanti presenti il dossier con le storie delle ‘famiglie sospese’, un documento che racchiude le testimonianze di coloro che in questi mesi hanno vissuto incertezze e paure, la minaccia di un fermo inesorabile alla consegna delle abitazioni appena acquistate. Si parte con la storia di Simone, 28 anni: “Oggi sto vivendo una situazione che non oso definire “strana”. Non e? che non voglia uscire da questo progetto, semplicemente non posso permettermelo. I soldi che abbiamo messo due anni fa oggi valgono meno. E sarei in difficolta? a rifare un investimento del genere”. E poi quella della famiglia di Carlo ed Emanuela: “Con il sequestro del cantiere siamo tra le tantissime famiglie che si ritrovano ad avere versato dei soldi per un appartamento che non sara? pronto nei termini previsti, e con il contratto di affitto in scadenza. Con 3 figli, vi lasciamo immaginare il disagio e le nostre difficolta?. Cerchiamo una casa in affitto, ma i prezzi sono aumentati. Abbiamo inoltre l’incognita del tempo! Quanto durerà? questo blocco? Una situazione di grave incertezza totale di cui non siamo responsabili. Non abbiamo comprato una casa di nascosto, lontani da occhi indiscreti. L’abbiamo fatto davanti ad un notaio, che abbiamo pagato lautamente.”. E poi quella di una famiglia con un trilocale in zona Nord Est di Milano: “L’acquisto della casa era funzionale all’arrivo di una bimba. Oggi viviamo in un bilocale con la bimba che inizia a chiedere quando arriverà? la sua cameretta. E oggi? Cambiare casa? Andare in affitto? Questi pensieri non sono nemmeno opzioni. Non posso permettermi di affittare un altro posto. E comprare un’altra casa al momento, beh, è impensabile. Ogni giorno è un po’ più? difficile aspettare, e mi domando quando finalmente avremo un posto tutto nostro.”. E ancora la storia di Luca, 35 anni, e della sua famiglia: “L’affitto era diventato insostenibile, siamo stati ospiti dai suoceri per un po’, finche?, con un nuovo mutuo e un altro aiuto da mia madre, siamo riusciti a comprare un bilocale in periferia, a QT8. Oggi viviamo qui, con due cani, un figlio e un mutuo pesantissimo sulle spalle. Abbiamo pagato 400mila euro per una casa che sei anni fa ne costava 220mila. E i soldi della prima casa? Ancora bloccati. Oggi provo solo amarezza. A chi devo chiedere i danni per tutto questo?”.
Sono queste alcune delle storie che compongono un mosaico di ingiustizie e paure di fallimento, a cui la politica deve una risposta. Il Comitato ‘Famiglie Sospese, Vite in Attesa’ confida che il presidio di oggi sia un primo passo per un confronto serio e in tempi rapidi, a tutti i livelli di Governo, per trovare una soluzione urgente e dare un nuovo futuro a migliaia di famiglie milanesi.
Salva Milano: i proprietari delle case bloccate scesi in piazza per raccontare il loro incubo. Il Presidente Oriana: "Al più presto una legge. Il diritto costituzionale alla casa vale più di ogni altra cosa"
Nonostante la pioggia battente, il “Comitato Famiglie sospese, vite in attesa” -che raduna gli acquirenti vittime della vicenda politico-giudiziaria che sta travagliano il settore immobiliare-costruzioni di Milano da Natale 2023- sabato ha portato in piazza della Scala davanti al palazzo del Comune oltre 100 persone. Per un presidio pieno di patos, ma assolutamente composto e indirizzato su obiettivi precisi e concreti. Come la sistemazione normativa della situazione surreale di acquirenti e promissari acquirenti che o non possono entrare nella loro nuova casa (perché bloccata prima di essere finita) o vi sono entrati ma non dormono di notte perché potrebbe essere dichiarata abusiva.
Situazione paradossale e senza precedenti perché si scontra con principi costituzionali come il diritto alla casa e il diritto di proprietà privata e anche con tutta la normativa italiana (ed europea) per la tutela degli acquirenti di case in costruzione, per la quale dovrebbe essere impossibile a termini di legge che un acquirente corretto, che ha pagato tutto quello che doveva pagare, possa trovarsi fuori da casa sua o dentro con la spada di Damocle dell’abusivismo edilizio. Quando non può nemmeno rimproverare a se stesso di essere stato superficiale perché l’immobile oggetto dei suoi sogni è stato realizzato -o progettato- con tutti i prescritti permessi comunali, rilasciati sulla base di ben quattro leggi nazionali e di una conforme legge regionale urbanistica lombarda che ha dato attuazione alla legislazione nazionale sulla demolizione e ricostruzione man mano che questa evolveva. In una situazione quale l’attuale in cui la dottrina giuridico-amministrativistica (confortata da pronunce del Tar Lombardia e del Consiglio di Stato) la vede in un modo (favorevole alle nuove realizzazioni residenziali) e la Procura della Repubblica di Milano e alcuni GIP la vedono in un altro (opposto), come avrebbe potuto una persona normale paventare, o anche solo immaginare, la possibilità di un abuso edilizio?
E’ un dramma umano e sociale molto grave ed esteso, se solo si pensa che gli alloggi delle realizzazioni che si sa ufficialmente essere contestate dall’AG sono ben 1.625, ma nella realtà sono molti di più -tra i 7.000 e gli 8.000 appartamenti- se si considerano gli altri casi che presentano le medesime condizioni e per questo sono sotto osservazione. Parliamo di altrettante famiglie, o senza casa, o in una casa che scotta e, comunque, sin da ora tecnicamente invendibile. Dramma sociale che si aggiunge al dramma economico-imprenditoriale per società a rischio fallimento, imprese di costruzione senza lavoro, industrie della filiera -in particolare lombarde e del nord-est- che producono per l’edificio anche, decine di migliaia di posti di lavoro a rischio.
Poiché, quindi, tra il nostro mondo immobiliare-costruzioni e quello dei nostri clienti l’emergenza è comune, la causa della stessa anche e la soluzione (una nuova legge) pure, l’ASPESI -in quanto associazione delle società immobiliari- ha espresso -nella persona del Presidente Federico Filippo Oriana- la sua solidarietà al Comitato delle famiglie coinvolte e la disponibilità -nel rispetto dei ruoli diversi- a sviluppare in modo convergente le rispettive azioni per il conseguimento dell’obiettivo che è sostanzialmente unico, una legge nazionale che ristabilisca la verità in termini chiari, salvando così nel contempo passato e futuro.
“Sono rimasto colpito e ammirato dalla manifestazione delle famiglie e giovani oggi in piazza. Una richiesta di aiuto dignitosa e preoccupata, di fronte a una situazione che colpisce in primis loro, ma anche tutto un settore professionale ed economico”, ha dichiarato il Presidente. “In quanto promotori e costruttori abbiamo un legame forte con i nostri clienti. Sentiamo dunque il dovere di stare loro vicini ed esprimere la nostra solidarietà. Auspichiamo che le istituzioni comprendano la condizione di sofferenza in cui si trovano queste famiglie per arrivare al più presto a una legge che intervenga su questo stallo. Il diritto costituzionale alla casa vale più di ogni altra cosa”.
Qui di seguito, il comunicato stampa diffuso dal Comitato Famiglie sospese.
“La politica ci ascolti. Serve una legge ‘Salva Famiglie’ subito”
Sono state decine le famiglie e i cittadini milanesi presenti questa mattina in Piazza della Scala, davanti al Comune di Milano, per partecipare al presidio lanciato dal Comitato ‘Famiglie Sospese, Vite in Attesa’
I promotori: “Rappresentiamo una comunità composta da più di 1600 famiglie che si è vista privata del proprio diritto a un futuro costruito con lavoro e sacrifici. Chiediamo alle istituzioni la soluzione urgente dei blocchi ai cantieri”
Tre scatole dove sono gettate e sigillate le chiavi di casa di decine e, indirettamente, di migliaia di famiglie milanesi che attendono senza risposte gli esiti delle inchieste giudiziarie che hanno bloccato la realizzazione di abitazioni acquistate con investimenti e sacrifici: è il gesto simbolico con cui il Comitato ‘Famiglie Sospese, Vite in Attesa’ ha lanciato sabato mattina, in Piazza della Scala a Milano e di fronte alla sede dell’Amministrazione Cittadina, l’allarme di una situazione non più sopportabile e non più rimandabile.
Secondo le stime del Comitato, sono almeno 1600 i casi a Milano di appartamenti e case sospese in seguito ai sequestri dei cantieri edilizi, dovuti alle indagini sull’urbanistica cittadina in corso negli ultimi mesi: un disagio vastissimo e fino ad oggi amaramente silente, che la politica non conosce e non sta considerando. “1600 FAMIGLIE SENZA CASA, CANTIERI FERMI: SERVE UNA LEGGE ‘SALVA FAMIGLIE’ SUBITO!" è lo slogan che i partecipanti al presidio sorreggono con uno striscione davanti a Palazzo Marino. Sono decine gli aderenti all’iniziativa, le famiglie e i cittadini milanesi che questa mattina si sono dati appuntamento alle 11:30 per raccontare le proprie storie e, soprattutto, per chiedere alla politica e alle istituzioni della Città e del Paese una presa in carico tempestiva di quella legge “Salva Milano”, oggi ferma, che sbloccherebbe l’impasse amministrativo dando finalmente una nuova e improrogabile prospettiva ai loro investimenti e al loro diritto alla casa di proprietà.
“Abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora. Il numero di famiglie coinvolte in questo dramma cresce di giorno in giorno. Non si può più parlare solo dei 1600 nuclei familiari i cui appartamenti, completati o in fase di realizzazione, sono stati posti sotto sequestro o sotto indagine e sono quindi a rischio di essere dichiarati abusivi. Dobbiamo considerare anche tutti quegli appartamenti acquistati su carta, ma mai costruiti. Molti di questi rientrano in progetti di edilizia convenzionata. È una crisi che colpisce tutto il ceto medio e che ha assunto dimensioni drammatiche”, dichiara Filippo Borsellino, tra i promotori del Comitato ‘Famiglie Sospese, Vite in Attesa’. “Le istituzioni hanno fatto finta di non vedere o hanno deliberatamente ignorato il problema. In entrambi i casi, un comportamento inaccettabile. Pretendiamo responsabilità e l'apertura di un tavolo di confronto con tutte le parti coinvolte per trovare una soluzione a una situazione che si trascina da troppo tempo. È tempo di agire: molte famiglie non possono più aspettare”.
“Chiediamo alle Istituzioni di cambiare narrativa e passo sullo stallo dell’edilizia milanese”, aggiunge Cristian Coccia, un altro dei rappresentanti dell’iniziativa. “Le famiglie sono la vera parte lesa, sono madri, padri, giovani coppie che vedono i propri progetti di vita bloccati senza alcuna colpa, se non quella di avere acquistato una casa per realizzare il proprio progetto di vita. Le famiglie non possono più aspettare, chiedono alla Politica di trovare soluzioni concrete, e trovarle in tempi rapidi. Abbiamo aspettato troppo tempo!”.
A margine del presidio, i membri del Comitato hanno consegnato alla Città e a tutti i media partecipanti presenti il dossier con le storie delle ‘famiglie sospese’, un documento che racchiude le testimonianze di coloro che in questi mesi hanno vissuto incertezze e paure, la minaccia di un fermo inesorabile alla consegna delle abitazioni appena acquistate. Si parte con la storia di Simone, 28 anni: “Oggi sto vivendo una situazione che non oso definire “strana”. Non e? che non voglia uscire da questo progetto, semplicemente non posso permettermelo. I soldi che abbiamo messo due anni fa oggi valgono meno. E sarei in difficolta? a rifare un investimento del genere”. E poi quella della famiglia di Carlo ed Emanuela: “Con il sequestro del cantiere siamo tra le tantissime famiglie che si ritrovano ad avere versato dei soldi per un appartamento che non sara? pronto nei termini previsti, e con il contratto di affitto in scadenza. Con 3 figli, vi lasciamo immaginare il disagio e le nostre difficolta?. Cerchiamo una casa in affitto, ma i prezzi sono aumentati. Abbiamo inoltre l’incognita del tempo! Quanto durerà? questo blocco? Una situazione di grave incertezza totale di cui non siamo responsabili. Non abbiamo comprato una casa di nascosto, lontani da occhi indiscreti. L’abbiamo fatto davanti ad un notaio, che abbiamo pagato lautamente.”. E poi quella di una famiglia con un trilocale in zona Nord Est di Milano: “L’acquisto della casa era funzionale all’arrivo di una bimba. Oggi viviamo in un bilocale con la bimba che inizia a chiedere quando arriverà? la sua cameretta. E oggi? Cambiare casa? Andare in affitto? Questi pensieri non sono nemmeno opzioni. Non posso permettermi di affittare un altro posto. E comprare un’altra casa al momento, beh, è impensabile. Ogni giorno è un po’ più? difficile aspettare, e mi domando quando finalmente avremo un posto tutto nostro.”. E ancora la storia di Luca, 35 anni, e della sua famiglia: “L’affitto era diventato insostenibile, siamo stati ospiti dai suoceri per un po’, finche?, con un nuovo mutuo e un altro aiuto da mia madre, siamo riusciti a comprare un bilocale in periferia, a QT8. Oggi viviamo qui, con due cani, un figlio e un mutuo pesantissimo sulle spalle. Abbiamo pagato 400mila euro per una casa che sei anni fa ne costava 220mila. E i soldi della prima casa? Ancora bloccati. Oggi provo solo amarezza. A chi devo chiedere i danni per tutto questo?”.
Sono queste alcune delle storie che compongono un mosaico di ingiustizie e paure di fallimento, a cui la politica deve una risposta. Il Comitato ‘Famiglie Sospese, Vite in Attesa’ confida che il presidio di oggi sia un primo passo per un confronto serio e in tempi rapidi, a tutti i livelli di Governo, per trovare una soluzione urgente e dare un nuovo futuro a migliaia di famiglie milanesi.